Nel suo primo rapporto sull’attuazione della Convenzione in Italia, il GRETA sottolinea gli sviluppi intervenuti sotto il profilo giuridico in materia di lotta al traffico di esseri umani e di prestazione di assistenza a lungo termine, seguiti soprattutto alla ratifica della Convenzione e al recepimento, con il d. lgs. n. 24/2014, della direttiva 2011/36/Ue relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime. Se da un lato il rapporto evidenzia il ruolo centrale svolto dalle organizzazioni della società civile nella creazione di network regionali e locali utili alla rilevazione e all’assistenza delle vittime di tratta, dall’altro, rileva l’assenza di una struttura di coordinamento che coinvolga congiuntamente le autorità pubbliche e le associazioni impegnate nel settore. Altro aspetto problematico sollevato è la mancata adozione di una strategia nazionale e di un piano d’azione, così come il ritardo nell’identificazione delle vittime, che dovrebbero godere di un permesso di soggiorno e di un’adeguata assistenza soprattutto quando finiscono nelle maglie della criminalità. Inoltre, se l’Italia ha una lunga esperienza nella lotta contro la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, maggiore sforzi dovrebbero essere intrapresi per contrastare la tratta di bambini e di migranti.