Con questa sentenza, la prima Corte d’assise di Milano ha condannato, tra gli altri, la foreign fighter italiana Maria Giulia Sergio e suo padre (S. Sergio) per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale ai sensi dell’art. 270 bis c.p. Secondo la Corte, ai fini del reato è sufficiente che la persona si metta a disposizione della ‘rete’ facente capo al sedicente ‘Stato islamico’ (IS) per attuarne il programma, poiché le Nazioni Unite hanno qualificato l’IS come organizzazione terroristica (risoluzioni del Consiglio di sicurezza n. 2170 e n. 2178 del 2014). La struttura associativa ‘a rete’ costituisce una peculiarità dell’IS in cui ogni individuo può, da solo, attuare il programma dell’organizzazione senza necessariamente essere in contatto con il suo nucleo centrale. Nel caso di specie, le intercettazioni telefoniche dimostravano l’adesione degli imputati ai principi dell’IS e la loro volontà di assumere una parte attiva in tale associazione, anche mediante azioni di proselitismo e di propaganda. Su tali basi, la Corte ha riconosciuto gli imputati colpevoli.