Nelle carceri italiane, spazi limitati delle celle, insieme a mancanza di acqua calda per periodi prolungati e scarsità di luce e ventilazione, hanno sottoposto i ricorrenti a condizioni di avversità che superano l’inevitabile livello di sofferenza proprio della detenzione, integrando una violazione dell’art. 3 della CEDU (divieto di tortura e di trattamenti o punizioni inumani o degradanti). Riconosciuto il problema strutturale del sovraffollamento delle carceri italiane, la Corte europea dei diritti umani ha adottato una sentenza pilota ex art. 46 CEDU, con cui ha imposto all’Italia di adottare le misure idonee a prevenire e superare l’emergenza e, dall’altro lato, ad assicurare nel diritto interno un sistema riparatorio effettivo delle violazioni.