Diritto penale contemporaneo
Nella sentenza del 2015 sul caso Contrada c. Italia, la Corte europea dei diritti umani ha ritenuto contraria al principio di legalità (art. 7 CEDU) la condanna del ricorrente per concorso in associazione mafiosa, in quanto la configurabilità di tale reato – ritenuta dalla stessa Corte ‘di origine giurisprudenziale’– era posteriore alla data dei fatti contestati all’imputato. Basandosi principalmente su detta sentenza, il Tribunale di Catania ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti di una persona imputata per quello stesso reato perché, all’epoca dei fatti, esso “non era previsto nell’ordinamento”. La Corte di cassazione, con la sent. n. 42996, ha annullato la decisione, rilevando, anzitutto, che il concorso in associazione mafiosa non ha origine giurisprudenziale ma risulta dalla lettura combinata degli artt. 110 e 416 bis c.p. In secondo luogo, alla condanna dell’imputato non ostava, nel caso in esame, il principio nulla poena sine lege così come interpretato costantemente dalla Corte europea.
Sentenza della Corte di cassazione, I sez. pen., 11 ottobre 2016, n. 44193, Sentenza della Corte costituzionale 14 gennaio 2015, n. 49
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