Con la sentenza in esame, che concerne un fatto di violenza sessuale commesso nei confronti di una donna in stato di gravidanza e in presenza della figlia minorenne, la Corte di cassazione ha affrontato la questione della legittimazione a costituirsi parte civile del minore che ha assistito alla consumazione del reato, applicando l’aggravante di «violenza assistita» introdotta nel c.p. con l. n. 119/2013 (art. 61, co. 11 quinquies). Tale disposizione, volta a rafforzare la tutela delle vittime di violenza domestica sanzionando l’esposizione di minori alla percezione di atti di violenza, dà attuazione all’art. 46.d della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Nel caso di specie, la Corte ha stabilito che la minore poteva essere considerata persona offesa in considerazione della ratio ispiratrice dell’art. 61, co. 11 quinquies, c.p.