Sentenza della Corte d’appello di Caltanissetta 18 novembre 2015

La sentenza della Corte d’appello di Caltanissetta sul “caso Contrada” esamina il tema della revisione di una condanna penale passata in giudicato, a seguito di una sopravvenuta decisione della Corte europea dei diritti umani (art. 46 CEDU). Il caso è relativo alla condanna definitiva di Contrada per il reato di ‘concorso esterno in associazione mafiosa’ (artt. 110 e 416 bis c.p.), in relazione al quale la Corte europea si è pronunciata nel senso di una violazione da parte dell’Italia dell’art. 7 CEDU, relativo all’irretroattività della legge e alla certezza del diritto in materia penale (Contrada c. Italia, sent. 14 aprile 2015). La Corte d’appello di Caltanissetta ha rigettato l’istanza di revisione, sulla base di una lettura della decisione della Corte europea secondo la quale da quest’ultima non deriverebbe – come asserito dalla difesa – che il reato di concorso esterno ‘non esiste’; in realtà, la Corte europea non ha escluso, anzi ha ritenuto possibile che una fattispecie non espressamente prevista come reato possa progressivamente emergere per via di interpretazione giurisprudenziale della norma che ne è la base giuridica. Per la Corte d’appello, la condanna dell’Italia è derivata, invece, dal fatto che, nel caso di specie, i giudici italiani non avevano sufficientemente considerato la conoscibilità da parte dell’imputato della sanzione che poteva essergli applicata per una condotta tenuta anteriormente al definitivo consolidamento giurisprudenziale del reato contestatogli.

 

  • Vedi anche:

    Sentenza della Corte europea dei diritti umani, IV sez., 14 aprile 2015, Contrada c. Italia; Sentenza del Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catania 21 dicembre 2015, n. 1077; Sentenza della Corte di cassazione, I sez. pen., 20 settembre 2017, n. 43112

  • Lingua originale: Italiano