Comitato europeo dei diritti sociali, Decisione sul merito, Association for the Protection of All Children (APPROACH) c. Italy (reclamo n. 94/2013), 5 dicembre 2014

Con il ricorso, il Comitato europeo dei diritti sociali era chiamato a pronunciarsi sulla compatibilità con la Carta sociale europea del quadro normativo e giurisprudenziale italiano in materia di proibizione di ogni tipo di punizione corporale nei confronti dei minori. Secondo i ricorrenti, infatti, non vi è alcun divieto esplicito ed efficace di tutte le punizioni corporali nella normativa italiana. In particolare, l’art. 571 c.p. (abuso dei mezzi di correzione o di disciplina) implica la possibilità di ricorrere a mezzi di punizione che comportino anche un certo grado di violenza, ravvisando un reato soltanto laddove tale correzione abbia come risultato danni fisici o psicologici. Sebbene la sentenza della Corte suprema di cassazione n. 4909 del 1996 abbia stabilito che l’uso della violenza a fini educativi non possa mai considerarsi lecito, secondo i ricorrenti tale pronuncia non è di per sé sufficiente a proibire le punizioni corporali. Secondo il Comitato, anche se nella legislazione italiana non vi è alcun divieto chiaro in materia, la sentenza della Cassazione è stata coerentemente seguita dalla giurisprudenza successiva, concludendo quindi che il quadro mormativo e giurisprudenziale di riferimento non possa considerarsi in violazione del diritto dei minori alla tutela sociale ed economica (art. 17 della Carta sociale europea).